Apr 26, 2009

BERLIN (RE)CALLING / BERLINO (RI)CHIAMA


I wanted to be there, I felt like I had to be there.
It’s no casualty if I decided to close my trip with a stage in Switzerland and right in these days. It was the city I left 5 weeks ago telling me to do that, it was Berlin calling, re-calling me with the magic of its music, played by a pied piper named Paul Kalkbrenner.

Slightly after I started my life in Berlin, the movie shot right there and starring him was released but despite I found the title interesting, I hadn’t the same interest in going to the cinema and matter of fact I didn’t. Four months and two sublets later, I woke up a morning with my flatmate John listening to a CD in the kitchen, and even though I’m generally not a fan of that genre I enjoyed what I was hearing. So I asked him who and what exactly we were listening to: the track was Marbles, the album title Self and the artist’s name Paul Kalkbrenner.
Together with Rock, electro music is what the Berliners enjoy the most, and Kalkbrenner’s sound was the bridge to make me go deeper into the city’s real mood.

Music is the vibe of a place and reveals more than what many may expect. Just by observing what the most of the people choose you can understand if a city lives fast, meditates, needs a rush, struggles, wants to have fun, is ruled by shallowness, etc. We choose something because we need that something, because we are that something.

Morphologically, Berlin has got a river named Spree; sociologically, a river named Electronic Music. I learned to love the both, but if to sail the first you have to be at a certain latitude and longitude, to float on the second you can also be somewhere else. You just have to be where Paul Kalkbrenner is. You can call him the 13th district of Berlin, the one I am still a citizen of.
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Volevo esserci. Sentivo che dovevo esserci.
Non è un caso se ho scelto la Svizzera come mia ultima tappa e proprio questi giorni per arrivarci. E’ stata la città che lo lasciato cinque settimane fa a dirmi di farlo, è stata Berlino a chiamarmi, a richiamarmi con la sua musica, suonata da un pifferaio magico di nome Paul Kalkbrenner.

Poco dopo l’inizio della mia vita in terra teutonica, il film ambientato proprio nella capitale e con lui in veste di protagonista sbarcò nelle sale, ma sebbene trovassi il titolo “Berlin Calling” (“Berlino chiama”) interessante non ero egualmente motivato nell’andare al cinema. Di fatti non ci andai. Quattro mesi e due appartamenti dopo, una mattina mi sono svegliato col mio coinquilino John ad ascoltarsi un CD in cucina e nonostante io non sia solitamente un fan del genere, ho avuto modo di apprezzare quanto sentivo. Domandando cosa esattamente uscisse dalle casse la risposta è stata traccia “Marbles”, album “Self” e artista Paul Kalkbrenner.
Assieme al Rock, la musica elettronica è ciò che i berlinesi prediligono e il suono di Kalkbrenner è stato il ponte capace di connettermi in maniera migliore con il vero stato mentale della città.

La musica è la frequenza sulla quale un luogo è sintonizzato, ed è rivelatoria molto più di quanto si creda. Solo osservando cosa i più scelgono si può capire se una città vive in fretta, medita, chiede adrenalina, è in lotta, vuole divertirsi, è votata alla superficialità, ecc. Si sceglie qualcosa perché si ha bisogno di quel qualcosa, perché si è quel qualcosa.

Morfologicamente, Berlino ha un fiume di nome Sprea; sociologicamente un fiume chiamato musica elettronica. Io ho imparato ad amare entrambi, ma se per navigare sul primo le coordinate geografiche sono imprescindibili, per essere trasportati dal secondo si può anche essere da un'altra parte. Bisogna solo essere dove c’è Paul Kalkbrenner. Chiamatelo il tredicesimo distretto di Berlino, quello di cui sono ancora un residente.
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2 comments:

  1. bello quel film!! come non potevi guardarlo vivendo a berlino? ;)

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  2. Figurati Kikka che tra una cosa e l'altra ancora ho visto solo spezzoni, perché ogni volta che volevo andare al cinema (fino a quando sono partito c'erano comunque dei cinema che lo programmavano) c'era sempre qualcosa di mezzo. Stessa sorte per The International, dove tra l'altro compare Wendy, la giovane attrice protagonista del video di Ovunque Tu Sia...recupererò al più presto su tutti i fronti
    ;-)

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